Pubblicato da: Maria Lisi

Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai LUNEDÌ 5 OTTOBRE 2020

LUNEDÌ 5 OTTOBRE (Lc 10,25-37)

La prima occupazione degli uomini di Dio è quella di conoscere la volontà del loro Signore, scrutandola ogni giorno nella sua Parola. Questa attività della mente deve essere sempre accompagnata dalla preghiera umile. Si deve chiedere a Dio che mandi il suo Santo Spirito perché sia Lui ad introdurci nella conoscenza perfetta della sua Parola. Ecco cosa insegna il Salmista: “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte. È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. Non così, non così i malvagi, ma come pula che il vento disperde; perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio né i peccatori nell’assemblea dei giusti, poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina” (Sal 1,1-6). Porta frutti chi conosce secondo purezza di verità la Legge e, obbedendo, rimane piantato in essa come un albero lungo corsi d’acqua.

Un dottore della Legge chiede a Gesù cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Vuole che gli sia insegnata la via della vita. Chi ama il Signore sempre prega perché possa conoscere la divina volontà in purezza di verità: “Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti e la custodirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore. Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso il guadagno. Distogli i miei occhi dal guardare cose vane, fammi vivere nella tua via. Con il tuo servo mantieni la tua promessa, perché di te si abbia timore. Allontana l’insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni. Ecco, desidero i tuoi precetti: fammi vivere nella tua giustizia (Sal 119 (118), 33-40). Poiché chi domanda è un dottore della Legge, Gesù chiede a lui di trovare la risposta nella Scrittura. Lo scriba trova la risposta, vuole però conoscere chi è il suo prossimo da amare come se stesso.

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Lo scriba sa come amare il prossimo. Tutto è già scritto nella Legge. Non sa però chi è il suo prossimo. La parabola di Gesù rivela tre verità di natura universale, valgono cioè sempre per tutti verso tutti. Prima verità: dinanzi ad un uomo in grave difficoltà, viene meno ogni obbligo rituale. Si lasciano le cose del tempio, ci si dedica al soccorso necessario e urgente. Seconda verità: l’uomo in necessità non ha identità. È solo un uomo da salvare. Non è né amico, né nemico, né familiare, né estraneo. È solo un uomo. Va soccorso. Terza verità: il soccorso deve essere concreto, cioè deve risolvere la grave urgenza. Non bastano solo le parole, occorrono le opere. Opere e parole devono rimettere colui che è stato aiutato a ritornare nel possesso della sua vita. Il Buon Samaritano prima versa aceto e olio sulle ferite. Poi porta all’albero il suo prossimo e paga per lui. Promette che avrebbe saldato ogni ulteriore debito e poi riprende il suo cammino. La sua è misericordia efficace, creatrice di vera salvezza.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che amiamo il nostro prossimo con ogni sapienza.

Commento al Vangelo estratto dai Homily Voice. – Mons. Costantino Di Bruno

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