Pubblicato da: Maria Lisi

Padre, sia santificato il tuo nome MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE 2020

MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE (Lc 11,1-4)

Esaminando due preghiere antiche, sarà facile per noi scoprire tutta la novità che nasce dal cuore di Cristo Gesù. Lo scriba prega per i suoi peccati e per ricevere lo Spirito d’intelligenza: “Differente è il caso di chi si applica a meditare la legge dell’Altissimo. Egli ricerca la sapienza di tutti gli antichi e si dedica allo studio delle profezie. Conserva i detti degli uomini famosi e penetra le sottigliezze delle parabole, ricerca il senso recondito dei proverbi e si occupa degli enigmi delle parabole. Svolge il suo compito fra i grandi, lo si vede tra i capi, viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini. Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all’Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati. Se il Signore, che è grande, vorrà, egli sarà ricolmato di spirito d’intelligenza: come pioggia effonderà le parole della sua sapienza e nella preghiera renderà lode al Signore. Saprà orientare il suo consiglio e la sua scienza e riflettere sui segreti di Dio. Manifesterà la dottrina del suo insegnamento, si vanterà della legge dell’alleanza del Signore” (38,34-39,8). In apparenza sembra che tutto il mondo ruoti attorno allo scriba.

Salomone invece chiede la sapienza per fare ciò che è gradito al Signore: “Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, e con la tua sapienza hai formato l’uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla. Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie; mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora, immagine della tenda santa che ti eri preparata fin da principio. Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito” (Sap 9,1-10). Anche in questa seconda preghiera appare con ogni evidenza la dimensione particolare delle cose. L’universalità è frutto della particolarità.

Tutto cambia e si modifica nella preghiera insegnata da Gesù. Scompare il particolare, il personale, il singolare. Appare in tutta evidenza l’universale. Il primo universale è teologico e non antropologico. Si chiede che l’umanità intera sia regno di Dio, ritorni al suo Creatore e Signore. Poi si entra nell’universale antropologico concreto, che è interamente da Dio. A Lui si chiede il pane, il perdono, la vittoria sulle tentazioni. Vi è però una condizione da osservare. Il perdono è dato da Dio sul fondamento del nostro perdono, ma anche ogni grazia è ottenuta se il cuore è libero da odio, rancore, risentimento, sete di giustizia umana, volontà di vendetta. Il cuore dell’uomo, se vuole essere ascoltato, deve essere pieno di amore per ogni suo fratello.

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».

Come Dio ha dato il suo Figlio Unigenito per la salvezza e la redenzione del mondo, così ogni uomo deve dare se stesso al Padre perché il Padre faccia di lui un dono di salvezza e di redenzione. Nessuno può divenire un sacrificio, un olocausto di amore, salvezza, redenzione, se il suo cuore è impuro ed è sempre impuro quando il perdono non è totale, senza alcuna condizione. Tutto dona il Signore. Tutto Lui opera. All’uomo è chiesto il grande perdono. È questa la verità della preghiera insegnata da Gesù.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che il cristiano faccia sua vita la preghiera del Signore.

Commento al Vangelo estratto dai Homily Voice. – Mons. Costantino Di Bruno

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